A pari punti del Torino che, però, in caso di vittoria questa sera all’Olimpico avrebbe un migliore «score» nei confronti diretti. Già superata ieri sera dalla Roma dopo il successo sul Cagliari, la squadra rossonera potrebbe sprofondare in un baratro senza fine. Gon conseguenze terribili anche in prospettiva dell’Europa League 2019/10 e, molto probabilmente, senza più Gattuso in panchina in caso di tracollo oggi contro i granata. Lo scenario negativo, pessimo, apocalittico è stato alimentato ieri conferenza-stampa dello stesso tecnico milanista.
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Mancini (lui non ci sarà). Atteso Antonio Conte (confermerà in mattinata), potrebbe fare un salto il ministro dell’Interno Matteo Salvini, milanista, a Torino per la campagna elettorale. A ieri sera la sua presenza non era stata confermata, deciderà in giornata. Sono giorni di grandine a Milanello. Venerdì quella dal cielo, che a un certo punto ha costretto tutti a ripararsi. Ieri quella caduta dalla bocca di Gattuso: chicchi grandi come palline da golf.
Sì, il Toro è pronto. E poi c’è l’anima: quell’anima smarrita dal Milan e che è invece il manifesto del lavoro di Mazzarri. «Se siamo riusciti a superare i momenti di difficoltà e se i tanti infortunati che abbiamo avuto non hanno mai pesato sui risultati è perché questa squadra ha un’anima: in questo c’è il segnale della crescita della squadra e mi dà una grande soddisfazione. Quando ho iniziato l’avventura al Toro, avevo detto che il mio primo obiettivo sarebbe stato dare al Toro un’anima, che è sempre stata una delle caratteristiche delle mie squadre.
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È una questione di energia: semplicemente, lui ne ha mostrata più del polacco, in questi giorni complicati per il Milan. Altro punto a suo favore sono state le recenti dichiarazioni d’amore per i colori rossoneri, che hanno allontanato le voci su una partenza in estate: in uno spogliatoio condizionato da tante voci, un atto di fedeltà non guasta. Contro la Lazio, Patrick aveva anche trovato la rete, poi annullata per fuorigioco. Ora ci riprova col Toro, per aiutare il Diavolo a mettere il naso fuori da questo inferno. A 4 giornate dalla fine il Milan rischia di ritrovarsi 7° in classifica.
Il suo compito è sempre stato quello del «super-sub», come lo chiamano gli inglesi: la riserva di lusso, la chiave per aprire le partite chiuse, la carta da giocare per ribaltare il tavolo. Suo malgrado, ha dovuto fare i conti con un destino paradossale: più dimostrava di saper dare la svolta entrando a gara in corso, più diminuivano le chance da titolare. Perché non è che nel Milan di quest’anno abbondino i panchinari spacca-partita: Castillejo a Parma è stato il primo subentrante a trovare il gol, Cutrone escluso.
TANTA PANCA Su questa astinenza da gol di Cutrone, infatti, bisognerà intendersi bene. Dalla doppietta del Ferraris a ieri, l’attaccante dell’Under 21 azzurra è stato titolare solo in due occasioni: la Supercoppa italiana a Gedda e la sfida casalinga con l’Udinese, match in cui ha assaggiato la convivenza con Piatek in attacco. Per il resto solo scampoli di gara.
Anche perché non corriamo meno degli altri, è una questione di testa». Gli unici zuccherini arrivano nel finale di conferenza: «Scommetto su tutti i miei giocatori, questo gruppo può ancora dare tanto. E se qualcuno pensa che io abbia mollato, si sbaglia». Per uno come Patrick Cutrone, cento giorni senza gol sono come cento giorni senza cibo per Ciacco, il golosone dantesco. Un vero inferno, sportivo o letterario che sia.
SPAZI INTASATI L’avanzamento di Paquetà in posizione di trequartista sembrava aver creato spazio al bomber lariano per far coppia con Piatek. E per rimpinguare un bottino di reti in campionato finora molto magro: solo 3 centri, contro i 10 della scorsa Serie A, quella dell’esordio. L’infortunio del brasiliano contro l’Udinese, però, ha indotto Gattuso a riporre nel cassetto il 4-3-1-2. Così Patrick s’è dovuto sedere di nuovo accanto al suo tecnico, seconda disillusione dell’anno dopo quella di poter essere l’altro «nueve» accanto a Higuain, poi sparito in direzione Londra. Cutrone ha aspettato il rientro di Paquetà, che – per sua sfortuna – per ora tornerà a fare la mezzala. Ma quando sembrava destinato a guardare di nuovo Piatek da bordo campo, Patrick ha avuto il segnale di via libera: è stato provato in allenamento il giorno della vigilia, e salvo colpi di scena sarà titolare in attacco.
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Impossibili da schivare. Rino ha descritto impietosamente il momento attuale del suo Milan eliminando anche il già leggerissimo filtro che a volte adopera. Stavolta nessuna protezione, con tutti i rischi annessi e connessi: come un albino che si mette al sole di ferragosto. Non è stata una vigilia motivazionale, bensì un crudissima fotografia della realtà. A partire da quando, già alla seconda domanda, ha risposto così: «Siamo una squadra senz’anima ». I tratti del suo viso però, abbacchiato come non lo avevamo mai visto, erano quelli di una persona del tutto consapevole dei contenuti delle sue parole.
30, davanti l’albergo che ospita il ritiro cittadino del Torino: quando il pullman del Toro attraversa il vialone di collegamento con via Nizza ai lati della strada ci sono più di 400 tifosi granata. Tamburi, fumogeni, cori (Moretti e Belotti i più acclamati): è la carica alla squadra il giorno prima della sfida che può valere un sogno. A Torino una vigilia così intensa non si era mai vissuta nell’ultimo quarto di secolo, e riporta alla memoria le attese per le notti europee dell’epoca di Mondonico. Il festival dell’entusiasmo continuerà questa sera in uno stadio Olimpico esaurito. È un Torino-Milan da record: sarà eguagliato il primato stagionale di spettatori del club granata (ma non quello dell’incasso) fatto segnare con i 26. 500 biglietti venduti (la capienza massima dell’Olimpico) per Torino-Juventus del 15 dicembre.
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